Valutazione della proteina C reattiva ad elevata sensibilità in prevenzione primaria
Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morbilità e mortalità nei paesi industrializzati e l’aterosclerosi è la principale causa delle malattie cardio e cerebrovascolari. È sempre più evidente che non tutti gli eventi cardiovascolari colpiscono individui con fattori di rischio “classici”, suggerendo il ruolo di nuovi fattori di rischio nello sviluppo e progressione dell’aterosclerosi. Recentemente notevole interesse è stato rivolto alla valutazione della proteina C reattiva ad elevata sensibilità (PCRhs). Numerosi studi epidemiologici prospettici hanno, infatti, mostrato come elevati livelli serici di tale marker ben si correlino con un incremento del rischio di eventi cardiovascolari, ictus ischemico, arteriopatia obliterante periferica e morte cardiaca improvvisa.
La PCR è prodotta dal fegato in risposta a stimoli di varia natura e assume un ruolo importante di difesa prendendo parte all’innata risposta immunitaria nell’organismo ospite. I test di misurazione standard della PCR permettono di misurare livelli aumentati fino a 1000 volte in risposta ad infezioni o danni tissutali, ma non possono valutare adeguatamente i valori all’interno del range di normalità. La capacità prognostica della PCRhs, inoltre, è stata dimostrata da numerosi studi epidemiologici evidenziando il suo ruolo come fattore di rischio cardiovascolare indipendente dai tradizionali fattori di rischio (età, fumo di sigaretta, ipertensione arteriosa e diabete). Negli ultimi anni sono stati pubblicati numerosi studi che hanno evidenziato il ruolo delle statine e dell’aspirina e di altri farmaci quali i fibrati, la niacina e il clopidogrel nel ridurre i livelli di PCR. Le applicazioni cliniche potenziali potrebbero essere in prevenzione primaria poiché la PCR è un fattore predittivo indipendente per le malattie cardiovascolari, la sua valutazione potrebbe aggiungere informazioni prognostiche allo screening sull’assetto lipidico, alla condizione di sindrome metabolica e al Framingham risk score, mentre in prevenzione secondaria l’utilità potenziale della PCR è meno certa, quando dovrebbero essere già istituite terapie mediche aggressive.