Terapia antipertensiva e prevenzione cardiovascolare. Il ruolo dei farmaci inibitori diretti dell'angiotensina II
I farmaci inibitori diretti dell’angiotensina II (sartani) sono oggi largamente impiegati in pazienti con ipertensione arteriosa, scompenso cardiaco, nefropatia diabetica ed altre condizioni cliniche. È stato fatto notare che un’eccessiva stimolazione dei recettori AT2 da parte dell’angiotensina II, il cui legame ai recettori AT1 è ostacolato dalla presenza dei sartani su questi recettori, potrebbe contribuire agli effetti favorevoli dei sartani in termini di vasodilatazione e di inibizione della fibrosi cardiaca e vascolare. Alcuni studi sperimentali, tuttavia, hanno suggerito che l’iperstimolazione dei recettori AT2 potrebbe innescare fenomeni di inibizione dell’angiogenesi e di apoptosi. In una rassegna, alcuni autori hanno addirittura ipotizzato che i sartani potrebbero aumentare il rischio di infarto miocardico. Questa posizione ha ovviamente innescato non solo un acceso dibattito scientifico, ma anche la revisione dei risultati esistenti in letteratura in questo settore. Noi abbiamo recentemente completato una metanalisi di tutte le ricerche cliniche controllate e randomizzate che hanno messo a confronto i sartani con differenti classi terapeutiche. In questa metanalisi, i sartani non si sono accompagnati ad un maggiore rischio di infarto del miocardio (odds ratio 1.03 in un modello random-effect e 1.02 in un modello fixed-effect). La mortalità per cause cardiovascolari non è risultata diversa tra sartani e farmaci diversi dai sartani (odds ratio 1.00 in un modello random-effect e 0.99 in un modello fixed-effect) ed è addirittura risultata inferiore con i sartani che con il placebo (odds ratio 0.91; intervallo di confidenza 95% 0.83-0.99; p = 0.042) in un’analisi prespecificata di sottogruppo.
In conclusione, l’evidenza risultante dai trial randomizzati non supporta l’ipotesi che l’iperstimolazione dei recettori AT2 produca effetti clinici deleteri. Le indicazioni e controindicazioni attuali, contenute nelle principali linee guida sull’impiego dei sartani, dovrebbero essere mantenute e probabilmente estese all’intera classe di questi farmaci.