La terapia cellulare transcatetere dell'insufficienza cardiaca: stato dell'arte
La progressiva perdita di cardiomiociti da cause diverse (innanzitutto ischemica), associata ad un processo endogeno di riparazione non adeguato, è uno dei principali fattori di evoluzione dell’insufficienza cardiaca, autentico problema di salute del mondo occidentale.
Nell’ultimo decennio, il trapianto nel cuore di cellule staminali con potenziale miogenico ed angiogenico, per intrinseca capacità di differenziazione cellulare e per effetti favorevoli paracrini, sta rappresentando una promettente modalità terapeutica dello scompenso, in quanto capace di determinare una reale rigenerazione del tessuto cardiaco. Risultati clinici preliminari sono derivati da studi di fase I che hanno utilizzato cellule staminali autologhe adulte: mioblasti scheletrici e cellule mononucleate di origine midollare. Facile reperibilità cellulare, assente necessità di immunosoppressione ed assente rischio di evoluzione teratogena costituiscono gli innegabili vantaggi di tali cellule e permettono di superare con evidenze scientifiche l’apparente dilemma etico riguardo alla necessità di utilizzare fonti embrionali/fetali di cellule donatrici.
Tre modalità di trapianto cellulare percutaneo hanno affiancato l’iniziale tecnica chirurgica transepicardica: transendocardica, intracoronarica e transvenosa coronarica. La presente rassegna descrive vantaggi, limiti e tecnica delle singole metodi che di terapia cellulare cardiaca transcatetere alla luce della letteratura disponibile, ipotizzando i possibili ambiti di applicazione nei diversi quadri di insufficienza ventricolare sinistra.