Lipoproteine ad alta densità: il "nuovo" target della medicina cardiovascolare
Ricerche sperimentali, cliniche ed epidemiologiche hanno dimostrato in modo incontestabile la relazione causale tra ridotte concentrazioni plasmatiche di lipoproteine ad alta densità (HDL) e la patologia cardiovascolare su base aterosclerotica. Basse HDL si ritrovano in circa il 10% della popolazione generale e rappresentano la dislipidemia più frequente in pazienti coronaropatici.
Concentrazioni ridotte di HDL sarebbero incapaci di eliminare efficacemente il colesterolo in eccesso a livello della parete vascolare, contribuendo così in modo determinante all’avvio di quella risposta infiammatoria che caratterizza la patogenesi dell’aterosclerosi sin dalle sue fasi iniziali. I risultati di numerosi studi lasciano ragionevolmente supporre che le HDL siano in grado di esplicare, anche direttamente, azioni antinfiammatorie modulando l’espressione di numerose proteine della fase acuta.
Benché i presidi terapeutici oggi disponibili per l’innalzamento dei livelli di HDL mostrino ancora un’efficacia modesta, in campo sperimentale e pre-clinico, gli esiti di indagini genetiche ed interventi farmacologici mirati hanno dato esito più che incoraggiante, facendo intravedere la possibilità concreta di curare questa patologia sin dai prossimi anni.