La corrente pacemaker If: un nuovo bersaglio farmacologico per i cardiologi
La corrente pacemaker coopera alla genesi dell’attività spontanea in cellule specializzate, siano esse neuroni, cardiomiociti o cellule muscolari lisce. Nelle cellule cardiache del nodo senoatriale e nelle fibre di Purkinje la corrente è stata caratterizzata più di 20 anni fa da DiFrancesco che la chiamò If da “funny”, cioè buffa, strana. Questa definizione stava a sottolineare la peculiarità della corrente If: a differenza della maggior parte delle correnti voltaggio-dipendenti, la corrente pacemaker si attiva in iperpolarizzazione e non in depolarizzazione. Dati elettrofisiologici e molecolari recenti hanno dimostrato che i canali f sono presenti anche nei cardiomiociti ventricolari, e la loro espressione è aumentata in condizioni patologiche quali l’ipertrofia e l’insufficienza cardiaca. La sovraespressione dei canali f può essere considerata una conseguenza del rimodellamento elettrofisiologico e, da un punto di vista clinico, rappresentare un potenziale meccanismo aritmogeno in una situazione, quale l’insufficienza cardiaca, caratterizzata da un elevato rischio di morte improvvisa cardiaca. Per il suo ruolo fisiologico (e fisiopatologico) di assoluto rilievo e grazie alla recente disponibilità di farmaci bloccanti selettivi di questi canali, la corrente If può rappresentare un nuovo e appropriato bersaglio terapeutico per il cardiologo.