Il ruolo dell'inibizione dell'enzima di conversione dell'angiotensina nella prevenzione cardiovascolare: oltre venti anni, ma non li dimostra
Gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE-inibitori) sono largamente impiegati per il trattamento delle malattie cardiovascolari in ragione della loro efficacia antipertensiva e della capacità di ridurre la mortalità e morbilità dei pazienti con infarto miocardico acuto, disfunzione ventricolare con o senza scompenso cardiaco. La quantità maggiore di informazioni relative al ruolo terapeutico degli ACE-inibitori è stata acquisita nel corso degli ultimi 20 anni attraverso una serie di studi clinici controllati che hanno prevalentemente coinvolto farmaci come captopril ed enalapril. In particolare il trattamento con enalapril ha migliorato la prognosi clinica nei pazienti con scompenso cardiaco di grado lieve-moderato (studio SOLVD-Trattamento) o severo (studio CONSENSUS). In aggiunta l’impiego di ACE-inibitori ha determinato una riduzione della frequenza di costose ospedalizzazioni negli stessi pazienti con evidenti vantaggi di ordine clinico e farmacoeconomico. Clinicamente, nonostante l’efficacia prevalente degli ACE-inibitori sia dipendente dall’inibizione del sistema renina-angiotensina-aldosterone, gli stessi farmaci sono in grado di esercitare alcuni effetti ulteriori ed in particolare l’enalapril ha dimostrato la capacità di prevenire l’insorgenza di fibrillazione atriale e di contribuire a stabilizzarne il ritmo dopo la cardioversione. Tali effetti potrebbero risultare di grande rilevanza clinica ed insieme a quelli descritti in precedenza confermano come, dopo 25 anni dalla loro introduzione in clinica, gli ACE-inibitori in generale e l’enalapril in particolare debbano ancora essere considerati farmaci di prima scelta nel trattamento delle malattie cardiovascolari.