L'utilità degli inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina nella prevenzione secondaria
In questa rassegna viene analizzato il razionale scientifico e fisiopatologico alla base degli effetti protettivi degli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE-inibitori) e vengono discusse le evidenze dei recenti trial clinici randomizzati di prevenzione secondaria della cardiopatia ischemica.
Gli ACE-inibitori riducono la degradazione della bradichinina, svolgono azione antischemica ed antiaterogena, sono in grado di modulare i processi trombotici e l’aggregazione piastrinica, migliorano la funzione endoteliale ed i processi di rimodellamento vascolare e hanno proprietà antinfiammatoria.
Precedenti trial clinici hanno dimostrato che gli ACE-inibitori riducono gli eventi cardiovascolari in pazienti con scompenso cardiaco o disfunzione ventricolare sinistra. Queste evidenze sono state recentemente riscontrate anche in popolazioni a basso rischio cardiovascolare e senza segni di scompenso cardiaco impiegando ACE-inibitori con alta affinità tissutale, ovverosia per quei composti con più elevata attività antiaterosclerotica.
Il ruolo degli ACE-inibitori lipofili nella protezione cardiovascolare, come perindopril e ramipril, è stato dimostrato chiaramente, pertanto questi dovrebbero essere impiegati routinariamente in prevenzione secondaria, al pari dell’aspirina, dei betabloccanti e delle statine.