Nuove prospettive per l'anticoagulazione nella fibrillazione atriale non reumatica: gli inibitori orali diretti della trombina
La fibrillazione atriale non reumatica (FANR) è uno dei più rilevanti problemi di salute pubblica perché causa frequentemente tromboembolie particolarmente tra la popolazione anziana. Il warfarin si è dimostrato efficace nel ridurre il rischio embolico, ma spesso i medici sono riluttanti a prescrivere questa terapia negli anziani perché maggiormente esposti ai rischi intrinseci del trattamento con anticoagulanti orali. Inoltre questo trattamento presenta varie difficoltà come la stretta finestra terapeutica, l’ampia variabilità di risposta inter- e intraindividuale e la necessità di frequenti controlli dell’INR. Perciò negli anni recenti la ricerca farmacologica ha promosso studi finalizzati a creare nuovi e più maneggevoli anticoagulanti orali. Gli inibitori orali diretti della trombina sembrano avere buone prospettive, e tra questi lo ximelagatran – il primo inibitore orale diretto della trombina – che è stato usato in varie sperimentazioni cliniche ed in particolare in alcune condotte in pazienti con FANR (SPORTIF III e V). I risultati dello SPORTIF III e V hanno dimostrato la non inferiorità, accompagnata da un minor rischio emorragico, dello ximelagatran rispetto al warfarin nella profilassi della tromboembolia cerebrale e sistemica. Tuttavia, lo ximelagatran provoca nel 6% dei pazienti un aumento delle transaminasi che regredisce dopo la sua sospensione. Se ulteriori ricerche confermeranno i risultati degli studi SPORTIF lo ximelagatran potrà rappresentare un efficace sostituto del warfarin per la prevenzione tromboembolica nei pazienti con FANR.