Iniziale esperienza organizzativa nel trattamento con angioplastica primaria dell'infarto miocardico acuto in due ospedali torinesi territoriali non dotati di cardiochirurgia: primi tre anni di attività
Razionale. La terapia riperfusiva dell’infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI) mediante angioplastica coronarica (PTCA) primaria ottiene consensi sempre più diffusi per la minore incidenza di reinfarto, ictus emorragico e per la riduzione dell’estensione dell’area infartuata. Nel presente lavoro abbiamo valutato la fattibilità e l’efficacia di tale strategia in due ospedali secondari senza cardiochirurgia in sede, ma con elevato volume di ricoveri per sindromi coronariche acute ed elevata attività interventistica elettiva.
Materiali e metodi. Dal gennaio 2001 è stato attivato un programma di PTCA per tutti i pazienti con STEMI entro 12 ore dall’esordio, con reperibilità 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e 365 giorni/anno di un’équipe di emodinamica costituita da un medico, un infermiere professionale ed un tecnico di radiologia. Il protocollo prevedeva la somministrazione di aspirina, eparina e abciximab alla diagnosi in Dipartimento di Emergenza-Accettazione e clopidogrel immediatamente dopo la procedura.
Risultati. Sino al dicembre 2003 sono stati trattati con PTCA primaria 464 pazienti (età media 63 ± 12 anni, 19.8% di sesso femminile), con intervallo sintomi- Dipartimento di Emergenza- Accettazione di 3.0 ± 3.9 ore e “door-to-balloon time” di 52.5 ± 39.4 min. Un flusso TIMI 0-1 dell’arteria colpevole era presente nel 55.8% dei casi. La presentazione in shock è stata del 15.1% (70 pazienti). In 430 pazienti (92.7%) al ripristino di un flusso TIMI 3 è corrisposta una riduzione di più del 50% del sopraslivellamento del tratto ST in 356 pazienti (76.6%). La mortalità globale della fase ospedaliera è stata del 4.9% (23/464 pazienti). La mortalità dei pazienti in shock è risultata del 31.4% (22/70 pazienti). Il ricorso alla cardiochirurgia in emergenza è stato dello 0.4% (2 pazienti). Sono stati elettivamente inviati in cardiochirurgia 4 pazienti (0.8%) predimissione per completare la rivascolarizzazione non effettuabile mediante PTCA aggiuntiva. Le complicanze emorragiche maggiori sono state dello 0.8%.
Conclusioni. La terapia dello STEMI con PTCA primaria rappresenta una strategia riperfusiva fattibile ed efficace anche in ospedali secondari, non dotati di cardiochirurgia, ma con alto volume di attività diagnostica e interventistica e quando sia possibile attuare la procedura nei tempi previsti dalle linee guida internazionali.