La trombolisi preospedaliera precoce nell'infarto miocardico acuto: un obbligo morale?
L’infarto miocardico acuto è in gran parte responsabile della mortalità per malattie cardiovascolari. È stato stabilito con dovizia di documentazione che il fattore causale dell’infarto miocardico è il trombo occludente che si sovrappone all’ateroma fratturato. La ricerca clinica si è nel tempo focalizzata sulla necessità di ridurre l’intervallo temporale dolore-terapia, poiché la necrosi del tessuto miocardico vitale avviene nei 30- 90 min dopo l’occlusione dell’arteria coronaria. Conseguentemente se l’arteria coronaria può essere riperfusa entro tale periodo di tempo, può essere prevenuta la formazione di un’estesa area necrotica e può essere conservata una buona funzione ventricolare sinistra. Pertanto la riduzione di mortalità nei soggetti trattati con terapia fibrinolitica è nettamente maggiore nei soggetti trattati entro 2 ore dall’insorgenza dei sintomi rispetto al gruppo di controllo. Il trattamento trombolitico durante la prima ora determinò infatti una riduzione di mortalità ≥50%, ovvero un guadagno di 50-60 vite salvate per 1000 pazienti trattati. La pervietà precoce ha inoltre un significato prognostico cruciale poiché nella metanalisi di tutti gli studi randomizzati di trombolisi preospedaliera versus la trombolisi ospedaliera si dimostra che per ogni ora di riduzione del ritardo nella somministrazione del trattamento fibrinolitico si ha un guadagno di 20 vite salvate ogni 1000 pazienti trattati. Un modo per ridurre il ritardo è quello di portare la terapia al paziente in ambiente preospedaliero. La sicurezza e la fattibilità della fibrinolisi preospedaliera dipendono in modo molto importante dalla capacità di una rapida e corretta diagnosi in ambiente preospedaliero. Per diagnosticare un infarto miocardico acuto un elettrocardiogramma standard in 12 derivazioni può essere registrato ed interpretato o nella sede di acquisizione dal medico del servizio di emergenza medica o, dopo trasmissione telefonica, dal cardiologo di guardia dell’unità di terapia intensiva cardiologica di riferimento. Questa strategia è stata dimostrata essere sicura. I farmaci trombolitici di terza generazione somministrabili in bolo possono essere i più adatti in questa mansione, e sono stati testati in studi randomizzati ospedalieri di larghe dimensioni come GUSTO-V ed ASSENT III (reteplase e tenecteplase rispettivamente), e preospedalieri come ASSENT III PLUS (tenecteplase).
È auspicabile che la gestione terapeutica futura dell’infarto miocardico con tratto ST sopralivellato includa la trombolisi preospedaliera come parte complementare di qualsiasi strategia riperfusiva.