Il "Progetto Valle Belbo" per la prevenzione della cardiopatia ischemica: disegno dello studio e correlazioni tra alcool e fattori di rischio cardiovascolare
Razionale. Il “Progetto Valle Belbo” è un progetto di prevenzione primaria della cardiopatia ischemica, che mira a identificare e correggere i principali fattori di rischio cardiovascolare, nell’ambito del quale sono state raccolte informazioni dettagliate relative a quantità e tipologia degli alcolici assunti. Nel presente studio saranno presentati la prevalenza dei fattori di rischio cardiovascolare e l’associazione tra questi ed assunzione di alcool nella coorte studiata.
Materiali e metodi. Sono stati arruolati 3123 soggetti di età 20-65 anni; di ciascuno venivano valutati: quantità e tipologia degli alcolici consumati, fumo, attività lavorativa, storia clinica e farmacologica, peso, altezza, valori di pressione arteriosa, glicemia e colesterolo totale.
Risultati. Circa il 57% della coorte assume regolarmente alcolici: l’84% in quantità < 30 g/die e nell’80% dei casi solo vino rosso. La prevalenza di sovrappeso/ obesità, ipertensione, iperglicemia e ipercolesterolemia aumentava con l’incremento della dose di alcolici assunti. Il consumo di quantità elevate di alcool (> 30 g/die) era associato in modo significativo e indipendente con ipertensione (odds ratio-OR 1.48, p = 0.03), iperglicemia (OR 1.62, p = 0.02), sovrappeso/obesità (OR 1.64, p = 0.003) e ipercolesterolemia (OR 1.69, p = 0.001) in un modello di regressione logistica multipla dopo correzione per diverse variabili. Il consumo di solo vino rosso in quantità < 30 g/die era correlato negativamente con iperglicemia (OR 0.54, p < 0.0001) e sovrappeso (OR 0.71, p = 0.002) rispetto all’assunzione di quantità superiori o altri tipi di alcolici, nello stesso modello.
Conclusioni. A differenza dell’introito di quantità > 30 g/die di alcool, una moderata assunzione di vino rosso non si associa ad un’aumentata prevalenza di iperglicemia e sovrappeso; il follow-up di questa coorte consentirà di valutare il ruolo di tale correlazione sull’incidenza di cardiopatia ischemica.