Recenti andamenti temporali dei tassi di infarto miocardico in nord Italia. Risultati dei registri IM MONICA e CAMUNI in Brianza: 1993-1994 versus 1997-1998
Razionale. I risultati del MONICA Brianza hanno evidenziato decrementi della mortalità coronarica, nella fascia di età 35-64 anni, attribuibili per la quota maggiore alla riduzione di attack rate di infarto miocardico ed in misura minore alla riduzione della letalità a 28 giorni. Scopo del presente lavoro è stato stimare gli analoghi andamenti in anni più recenti (fino al 1997- 1998) e l’impatto della malattia per il range di età 35- 74 anni, per il quale in Italia non sono disponibili dati di registro di popolazione.
Materiali e metodi. Il registro degli infarti miocardici CAMUNI, realizzato nel biennio 1997-1998 in Brianza (nord Italia), è un’estensione del registro MONICA attivo nella stessa area nel decennio 1985-1994. La popolazione sorvegliata è costituita dai residenti di età 35- 74 anni, estendendo l’osservazione ad una decade di età più anziana. Le procedure di notifica, raccolta e validazione degli eventi sono analoghe a quelle del progetto MONICA. Sono state calcolate le differenze tra i tassi standardizzati per età di mortalità coronarica validata, attack rate, incidenza e letalità a 28 giorni di infarto miocardico.
Risultati. Nella fascia di età 35-74 si osservano tassi standardizzati biennali di mortalità più che doppi negli uomini e più che tripli nelle donne rispetto alla fascia di età 35-64. Analogamente tra i gruppi di età si registrano incrementi di attack rate e di incidenza di infarto miocardico, rispettivamente da 243 a 381 e da 197 a 292 per 100 000 negli uomini, da 38 a 107 e da 33 a 87 per 100 000 nelle donne. Nella fascia di età 35-64 anni si evidenzia un’ulteriore riduzione della mortalità coronarica, della letalità di infarto miocardico ed in misura minore dell’attack rate negli uomini. Analoghi andamenti sono stati registrati per le donne.
Conclusioni. Nell’area Brianza della Regione Lombardia nella seconda metà degli anni ’90 la mortalità coronarica ha continuato a decrescere. A differenza di quanto rilevato in anni precedenti, la quota maggiore della diminuzione è attribuibile alla letalità, e quindi alla maggior efficacia del trattamento in fase acuta.