Il ruolo di clopidogrel nelle sindromi coronariche acute senza sopraslivellamento ST
Le sindromi coronariche acute senza sopraslivellamento ST si associano tipicamente ad un danno miocardico limitato, ma rappresentano una minaccia potenziale di infarto “classico” e di morte cardiaca a breve o medio termine. La trombosi coronarica, in particolare con la sua funzione piastrinica, è una componente patogenetica importante ed un bersaglio terapeutico efficace. Nella pratica clinica possiamo efficacemente modificare in senso antitrombotico l’equilibro emostatico anche se ancora non conosciamo con precisione né gli stimoli trombogenici che operano nei singoli pazienti, né la loro intensità, né le alterazioni protrombotiche che potrebbero contribuire ad una crescita inappropriata del trombo. La modulazione dell’aggregabilità piastrinica rappresenta un bersaglio terapeutico particolarmente maneggevole e la disponibilità di clopidogrel, un nuovo farmaco antiaggregante con provata efficacia nella prevenzione degli eventi cardiovascolari, suggerisce l’opportunità di una revisione delle conoscenze fisiopatologiche e terapeutiche nei pazienti con sindromi coronariche acute.
A questo scopo è utile considerare una serie di punti fondamentali: 1) la composizione dei trombi coronarici nei pazienti con sindromi coronariche acute, 2) i meccanismi di formazione e di crescita del trombo, 3) i meccanismi di adesione ed aggregazione piastrinica, 4) le caratteristiche del clopidogrel, 5) l’efficacia delle varie strategie antitrombotiche, 6) le possibili implicazioni dell’aggiunta di clopidogrel all’armamentario terapeutico disponibile nella pratica clinica per la terapia e la prevenzione degli eventi cardiovascolari nelle sindromi coronariche acute senza sopraslivellamento ST.