Cardiomiopatia dilatativa: cosa chiedere alla valutazione clinica e strumentale dell'apparato neuromuscolare
Numerose cardiomiopatie sono secondarie ad un interessamento muscolare scheletrico. Per quanto il riconoscimento di condizioni in cui una cardiomiopatia faccia parte di una malattia neuromuscolare caratterizzata da franca debolezza sia semplice (come per esempio, nel caso della cardiomiopatia secondaria a distrofia muscolare di Duchenne o Becker), esistono numerosi casi in cui la compromissione muscolare scheletrica è sfumata.
Dal punto di vista della classificazione, una parte delle forme di queste cardiomiopatie sono secondarie a distrofie muscolari, una parte a forme metaboliche, ed una parte ad altre forme miopatiche muscolari.
Dal punto di vista pratico, oltre alla ricerca di segni di interessamento muscolare (quali per esempio, ipertrofia muscolare, retrazioni tendinee e naturalmente deficit di forza), le forme metaboliche sono più frequenti nell’età pediatrica, mentre le distrofiche dalla terza decade in poi. Fra gli esami ematologici nelle forme distrofiche, la frazione muscolare della CK rappresenta senz’altro uno degli esami chiave nel confermare un interessamento muscolare scheletrico, insieme alla ricerca di anomalie elettromiografiche ed ecografiche.
Questo lavoro ha quindi lo scopo di fornire utili strumenti al clinico per sospettare una cardiomiopatia secondaria ed impostare un corretto iter diagnosticostrumentale in questi casi.