Diversa incidenza della mortalità nei pazienti dei due sessi dopo infarto miocardico acuto
Razionale. Diversi studi hanno osservato una mortalità dopo infarto miocardico acuto (IMA) maggiore nelle donne. Se tale differenza sia da imputare all’età avanzata delle pazienti studiate o alla concomitanza di altri fattori prognostici sfavorevoli rimane tuttavia un punto ancora da chiarire.
Materiali e metodi. Questo studio retrospettivo compara le caratteristiche cliniche, il trattamento, la prognosi a 30 giorni nei due sessi in 878 pazienti con IMA (225 donne, 25.7%) ricoverati consecutivamente per IMA in unità di terapia intensiva coronarica. Sono state valutate le caratteristiche demografiche, i precedenti ischemici, i fattori di rischio, l’ECG all’ingresso e la terapia attuata. È stata condotta prima un’analisi univariata dei dati, quindi un’analisi multivariata tramite regressione logistica.
Risultati. La mortalità intraospedaliera complessiva è stata del 24.4% nelle donne e del 13.2% negli uomini (p < 0.0001). Le donne erano in media significativamente più anziane (71.6 vs 62.3 anni, p < 0.0001), ipertese (58.2 vs 41.5%, p < 0.0001), diabetiche (33.7 vs 19.6%, p < 0.0001), meno frequentemente fumatrici (22.2 vs 52.3%, p < 0.0001), presentavano un tempo precoronarico più lungo (p < 0.005) e venivano sottoposte meno frequentemente a terapia trombolitica (19.1 vs 40.7%, p < 0.0001). Nelle donne si è osservata una maggiore incidenza di complicanze emodinamiche (edema polmonare acuto, p < 0.0001; shock cardiogeno p < 0.03), mentre nessuna differenza significativa è stata notata tra i due sessi circa i precedenti ischemici, la sede dell’IMA, la presentazione elettrocardiografica e l’incidenza di complicanze aritmiche o ischemiche. All’analisi multivariata il sesso femminile non è risultato un fattore predittivo indipendente di maggiore mortalità, se non nei pazienti non trombolisati (odds ratio 1.90, intervallo di confidenza 95% 1.08-3.34, p < 0.03).
Conclusioni. La maggiore mortalità dopo IMA osservata nelle donne sarebbe imputabile all’età più avanzata e ad una maggiore comorbidità riconducibile alla coesistenza di altri fattori di rischio. Il sesso femminile sembra indipendentemente associato ad un maggior rischio di morte dopo IMA solo nei pazienti non trombolisati.