Scompenso cardiaco refrattario. La rivascolarizzazione miocardica come alternativa al trapianto cardiaco
La cardiopatia ischemica rappresenta la più frequente causa di scompenso nel mondo occidentale. A causa della scarsità di donatori, il trapianto cardiaco non è una terapia realistica per la maggioranza dei pazienti affetti da scompenso cardiaco, mentre la rivascolarizzazione miocardica chirurgica rappresenta un’alternativa valida in pazienti selezionati. Molte variabili devono essere tenute in considerazione per identificare appropriatamente i pazienti con disfunzione severa del ventricolo sinistro che possono trarre vantaggio dall’intervento di rivascolarizzazione miocardica. Il recupero della funzione cardiaca può essere prevedibile soltanto nei pazienti che presentano aree di miocardio ibernato sufficientemente ampie, particolarmente quando viene documentata riserva contrattile. L’anatomia delle arterie coronariche deve essere tale da permettere l’atto chirurgico del bypass aortocoronarico e offrire un buon run-off. I pazienti con un cuore eccessivamente dilatato, con segni e sintomi di scompenso cardiaco destro e ipertensione polmonare importante non sono candidati all’intervento di rivascolarizzazione. Una strategia chirurgica appropriata, che contempli anche la riduzione volumetrica del ventricolo sinistro e/o la correzione dell’insufficienza mitralica se indicata, rappresenta la chiave del successo della procedura di rivascolarizzazione nei pazienti con malattia coronarica e scompenso cardiaco come sintomo predominante.