Training fisico domiciliare nello scompenso cardiaco cronico: studio osservazionale sui fattori condizionanti l'aderenza al programma
Razionale. L’intervento fisioterapico si è dimostrato un valido ed efficace strumento terapeutico, capace di contrastare le alterazioni muscolari che si determinano nello scompenso cardiaco cronico. Tuttavia, sono pochi gli studi che hanno analizzato la frequenza d’uso di tale terapia e le cause che possono condizionare una ridotta compliance ed una ridotta aderenza alla prescrizione. Scopo del nostro studio è stato di quantificare l’aderenza dei pazienti con scompenso cardiaco ad un programma di training fisico non controllato domiciliare ed analizzare i fattori che possono condizionare l’aderenza al programma.
Materiali e metodi. Trecentoventidue pazienti consecutivi con scompenso cardiaco cronico (frazione di eiezione 28 ± 7%) hanno eseguito, in condizioni di stabilità clinica e terapia medica ottimizzata, un test cardiopolmonare con determinazione del consumo di ossigeno di picco in condizioni basali e dopo 9 ± 3 mesi. Tutti i pazienti hanno partecipato a sedute di educazione sanitaria inerenti al rapporto malattia/attività fisica. L’interazione del paziente con il servizio fisioterapico era governata dal clinico a sua discrezione e secondo il bisogno sanitario dei pazienti attivati in percorsi diagnostico- terapeutici. I pazienti afferiti al servizio fisioterapico erano attivati in un percorso riabilitativo che prevedeva sedute di training sulla soglia anaerobica, autogestione della seduta, ed impostazione di programma di training domiciliare non controllato. Durante il controllo è stato somministrato un questionario per l’analisi dei fattori condizionanti l’aderenza del paziente. L’aderenza al programma è stata valutata in base alla variazione di consumo di ossigeno rilevata a fine training tenendo conto delle variazioni spontanee che sono intervenute in un gruppo di verifica.
Risultati. Duecentottantadue dei 322 (88%) pazienti considerati hanno soddisfatto i criteri di inclusione nello studio. Solo 61 (22%) di essi sono risultati aderenti al programma di training fisico domiciliare consigliato. All’analisi univariata, la tipologia del lavoro (X2 = 7.08, p < 0.02), lo stato di pensionamento (X2 = 8.9, p < 0.01), l’eziologia ischemica (X2 = 5.91, p < 0.01), la compatibilità con il lavoro (X2 = 15.8, p < 0.0004), la disponibilità domiciliare di spazi idonei (X2 = 14.5, p < 0.0008), la strutturazione di un programma di training (X2 = 22.33, p < 0.0001) ed una fase di apprendimento in palestra (X2 = 71.33, p < 0.0001) erano significativamente correlati con l’esecuzione di training fisico. L’analisi multivariata ha identificato come fattori indipendenti (r2 = 0.48), condizionanti l’aderenza ad un programma di training, la strutturazione di un programma (odds ratio 9.6, intervallo di confidenza 95% 2.8-33) e l’esecuzione di una fase di apprendimento (odds ratio 49.6, intervallo di confidenza 95% 11-210.8).
Conclusioni. L’aderenza al training fisico domiciliare non controllato appare modesta anche in pazienti che abbiano soggiornato in un centro di riabilitazione operante in regime di degenza. Diversi fattori sembrano influenzare l’aderenza del paziente a questa terapia, tuttavia quelli strutturali, quali l’organizzazione del programma e l’apprendimento dello stesso sono risultati i fattori che condizionano maggiormente l’aderenza del paziente.