Tomografia computerizzata a fascio di elettroni come metodica per studiare l'aterosclerosi coronarica
La malattia coronarica ha una prevalenza molto elevata nei paesi occidentali dove costituisce la principale causa di morte per entrambi i sessi. Negli Stati Uniti più di 7 milioni di persone ne sono affette e circa 500 000 decessi sono imputabili annualmente a questa condizione. Spesso l’evento che annuncia la presenza di aterosclerosi coronarica fino ad allora silente è un infarto miocardico acuto o la morte improvvisa, ed il costo sia in termini di vite umane che finanziari per la società è imponente. Nonostante l’enfasi posta recentemente dai collegi professionali statunitensi sulla prevenzione dell’aterosclerosi, gli eventi coronarici continuano a presentarsi anche in assenza di fattori di rischio noti e modificabili. Infatti, tali fattori giustificano solamente il 60 o il 70% del rischio di un individuo. Molti ricercatori hanno quindi sviluppato un profondo interesse nell’utilizzo di metodiche non invasive per la visualizzazione della placca aterosclerotica o dei suoi componenti, nell’ottica di un approccio primario ed aggressivo verso la malattia aterosclerotica. Una di tali metodiche, la tomografia computerizzata a fascio di elettroni, è utilizzata per l’identificazione della calcificazione della parete coronarica che costituisce un eccellente indicatore della presenza di aterosclerosi anche nella fase pre-clinica. Una notevole quantità di informazione scientifica è stata raccolta negli ultimi 15 anni di ricerca su questa metodica come viene riassunto nel presente articolo.