Shock cardiogeno successivo a radioterapia mantellare per linfoma di Hodgkin: stenting coronarico di emergenza e follow-up a sei mesi. Descrizione di un caso e revisione della letteratura
La radioterapia è una procedura diffusa ed efficace nel trattamento del linfoma di Hodgkin, garantendo anche a lungo termine un’elevata sopravvivenza libera da recidive della neoplasia. Una delle più temute complicazioni di questa forma di trattamento si configura nello sviluppo di una coronaropatia tardiva i cui aspetti peculiari sono rappresentati dalla severità delle lesioni radioindotte e dall’elevata mortalità per eventi ischemici acuti. Inoltre rimane da stabilire l’approccio terapeutico migliore per questi pazienti, considerate le difficoltà tecniche e le frequenti complicazioni relative al trattamento chirurgico e le limitate esperienze riferite in letteratura con procedure di rivascolarizzazione meccanica, specie in fase acuta.
Descriviamo un caso di infarto miocardico acuto complicato da shock cardiogeno in un giovane di 29 anni, sottoposto 10 anni prima a radioterapia mantellare per linfoma di Hodgkin. La coronarografia, eseguita dopo posizionamento di contropulsatore aortico, mostrava una severa coronaropatia trivasale coinvolgente criticamente i segmenti prossimali e medi dei principali vasi epicardici. L’angioplastica con impianto di stent sulla discendente anteriore, coronaria responsabile dell’evento acuto, era eseguita con successo e consentiva il recupero emodinamico e la normalizzazione degli indici sistolici. A 6 mesi il controllo coronarografico documentava la pervietà dello stent ed il paziente risultava asintomatico. Viene discussa la scelta terapeutica e rivista la letteratura sull’argomento.