Sensibilità cardiopolmonare e chemosensibilità
Il controllo autonomico del sistema cardiovascolare svolge un ruolo importante nel mantenere livelli di pressione arteriosa tali da garantire un’adeguata perfusione tessutale. Nelle malattie cardiovascolari, un anomalo funzionamento dei meccanismi nervosi riflessi può determinare un aumento dell’attività simpatica e condizionare una prognosi sfavorevole. In questa rassegna vengono affrontati gli aspetti metodologici riguardanti la determinazione dei riflessi cardiopolmonari e chemocettivi nell’uomo. Tutte le tecniche utilizzate prevedono l’attivazione o la deattivazione dei recettori cardiopolmonari e i chemocettivi. Per attivare i barocettori cardiopolmonari le metodiche a disposizione sono finalizzate ad aumentare il ritorno venoso e, quindi, la pressione venosa centrale; a tal fine vengono utilizzati l’infusione rapida di soluzioni saline, l’head-down tilt test, il sollevamento passivo degli arti inferiori, l’immersione del corpo in acqua e l’applicazione di pressioni positive nella parte inferiore del corpo.
Al contrario, la deattivazione può essere determinata dall’ipovolemia acuta indotta da salasso o somministrazione di furosemide, dall’applicazione di cuffie pneumatiche agli arti inferiori o dalla creazione di pressioni negative nella parte inferiore del corpo. L’esposizione transitoria del soggetto a miscele gassose ipossiche o ipercapniche risulta la metodica più utilizzata per studiare rispettivamente i chemoriflessi periferici e centrali. La sensibilità (cioè il guadagno) del riflesso viene solitamente caratterizzata rapportando la risposta della variabile di interesse con l’entità della perturbazione effettuata. Un limite della determinazione del riflesso cardiopolmonare deriva dal non poter escludere un coinvolgimento del riflesso arterioso barocettivo. Nella determinazione del chemoriflesso, invece, è consigliabile controllare la frequenza respiratoria. Al momento attuale, sono disponibili diverse tecniche in grado di quantificare i riflessi cardiopolmonari e chemocettivi e fornire quindi utili informazioni per la comprensione dei meccanismi autonomici che contribuiscono alla fisiopatologia delle diverse malattie cardiovascolari.