Cardiochirurgia coronarica nella donna: fattori di rischio e risultati a breve termine
Razionale. Il bypass aortocoronarico sembra avere un rischio operatorio più alto nelle donne rispetto agli uomini (mortalità 2-3 volte maggiore), verosimilmente per l’età più avanzata, per la maggiore incidenza di ipertensione, diabete mellito, ipercolesterolemia, obesità, angina ed infarto miocardico preoperatorio, per il calibro inferiore delle arterie coronarie, ed infine per una minore superficie corporea.
Materiali e metodi. Nel periodo gennaio 1992-dicembre 1997, 347 pazienti di sesso femminile e 2098 di sesso maschile venivano sottoposti a bypass aortocoronarico isolato. Per entrambi i gruppi si consideravano: a) caratteristiche cliniche (età, altezza, peso, superficie corporea, classi funzionali NYHA e CCS, incidenza di infarto miocardico preoperatorio); b) fattori di rischio cardiovascolari (diabete mellito, fumo, dislipidemie, ipertensione, familiarità); c) patologie associate (obesità, broncopneumopatia cronica ostruttiva, vasculopatia polidistrettuale, disfunzione tiroidea); d) dati emodinamici ed anatomici (estensione della malattia coronarica, calibro delle coronarie, funzione ventricolare sinistra); e) intervento chirurgico (numero e tipo di graft utilizzati, urgenza all’intervento, incidenza di reintervento). I risultati precoci (entro 30 giorni dall’intervento) venivano analizzati in base a complicanze e mortalità.
Risultati. Le donne rispetto agli uomini si presentavano al ricovero più anziane (p = 0.0001), con altezza (p < 0.0001), peso (p < 0.0001) e superficie corporea (p < 0.0001) inferiori; con angina più severa, con maggiore incidenza di diabete mellito (p = 0.002), ipercolesterolemia (p = 0.003), disfunzione tiroidea (p < 0.0001), con coronarie di minor calibro (rami discendente anteriore, p = 0.05; marginale ottuso, p = 0.008; diagonale, p = 0.01), e con numero medio di graft utilizzati inferiore (p = 0.02). Non differiva fra i due sessi la frequenza di utilizzo dell’arteria mammaria interna. La mortalità non era significativamente più elevata nelle donne rispetto agli uomini (4.6 vs 3.2%). L’analisi univariata e multivariata non evidenziava nelle donne fattori di rischio operatorio significativi; per i maschi età avanzata (p = 0.005) e ridotta funzione ventricolare sinistra (p = 0.01) erano fattori predittivi indipendenti di mortalità operatoria.
Conclusioni. Contrariamente a quanto riportato in gran parte della letteratura, in questo studio il rischio operatorio per bypass aortocoronarico non è risultato significativamente più elevato nelle donne rispetto agli uomini, verosimilmente per affinamento della tecnica chirurgica e uso sistematico dell’arteria mammaria interna.