Rottura traumatica dell'istmo aortico. Nostra esperienza in 23 casi
Razionale. La rottura traumatica dell’istmo aortico rappresenta una lesione altamente letale. Notevoli controversie esistono riguardo al metodo di protezione midollare da preferire durante il clampaggio aortico per prevenire il rischio di paraplegia. Scopo dello studio è stato quello di analizzare i risultati da noi ottenuti utilizzando varie tecniche di perfusione e protezione midollare.
Materiali e metodi. Dall’ottobre 1987 all’ottobre 1999, presso la nostra Divisione, sono stati operati 23 pazienti (20 maschi, 3 femmine, età media 28 anni) con rottura traumatica dell’istmo aortico.
Risultati. Tutti i pazienti tranne uno erano vittime di incidenti stradali ed avevano lesioni associate. In 18 casi l’intervento è stato eseguito in emergenza, in 5 elettivamente a distanza di alcuni anni dall’evento traumatico, in seguito al riscontro occasionale di uno pseudoaneurisma. Ai fini diagnostici l’aortografia è stata eseguita in 14 casi, la tomografia computerizzata in 10, l’eco transesofageo in 4, la risonanza magnetica in 2. L’intervento è stato eseguito in toracotomia sinistra in 22 casi e per sternotomia mediana in un paziente in cui la rottura si estendeva verso l’arco aortico. In 17 pazienti è stato utilizzato il bypass atrio sinistro-femorale con pompa centrifuga (Bio-Medicus). In 4 è stata impiegata la circolazione extracorporea, con bypass atrio sinistrofemorale (n = 1) o femoro-femorale (n = 3), ed in uno la circolazione extracorporea con ipotermia profonda ed arresto cardiocircolatorio (paziente in cui vi era interessamento dell’arco aortico, operato per sternotomia). La correzione chirurgica è stata effettuata in 20 casi con l’impiego di una protesi tubulare, in 2 casi è stato possibile eseguire un’anastomosi termino-terminale dei monconi ed in uno l’aorta è stata ricostruita utilizzando un patch di pericardio. Si sono avuti due decessi operatori in 2 pazienti giunti in shock cardiogeno. Nei 21 pazienti sopravvissuti non si sono avuti casi di paraplegia o altre complicanze e tutti sopravvivono con un follow-up da 3 mesi a 11 anni (media 4 anni).
Conclusioni. L’impiego del bypass sinistro atrio-femorale con pompa centrifuga si è dimostrato una metodica valida nel prevenire complicanze gravi quali la paraplegia, nel garantire la perfusione degli organi addominali e nel ridurre il sanguinamento chirurgico.