Valutazione non invasiva del profilo emodinamico nel paziente con scompenso cardiaco: stima della pressione arteriosa polmonare
La stima Doppler delle pressioni polmonari è una delle più importanti acquisizioni della cardiologia non invasiva dell’ultimo ventennio. Essa consente di integrare lo studio morfologico ecocardiografico delle camere e delle valvole cardiache con dati emodinamici che in precedenza erano ottenibili solo in sede di cateterismo cardiaco. Tale stima si basa sulla misurazione, mediante Doppler continuo, della velocità del getto di rigurgito tricuspidale o polmonare. Applicando l’equazione di Bernoulli semplificata è possibile ricavare dalle velocità del getto il gradiente pressorio tra ventricolo ed atrio destro o tra polmonare e ventricolo destro; aggiungendo al gradiente una stima (ovviamente ecocardiografica) della pressione atriale destra, si ottiene la stima della pressione sistolica o diastolica in arteria polmonare. Il metodo non è ovviamente scevro da potenziali limiti, sia pratici che teorici, ma il principio fisico su cui si basa la procedura sopra descritta è oltremodo solido e, in clinica, è ragionevole aspettarsi di poter ottenere una stima delle pressioni polmonari (sistoliche o diastoliche) in circa il 90% dei pazienti se l’esame è effettuato da un ecocardiografista esperto.
Dati recenti della letteratura mostrano inoltre un rinnovato interesse allo studio con l’ecocardiografia del ventricolo destro. È indiscusso che il calcolo dei volumi e della frazione di eiezione del ventricolo destro rimane un passaggio oltremodo difficile per tutte le metodiche di imaging, ma bisogna riconoscere che l’ecocardiografia permette di ottenere alcuni semplici parametri mono e bidimensionali che non solo sono buoni indicatori della funzione ventricolare destra ma risultano di grande utilità clinica nella valutazione della prognosi dei pazienti affetti da scompenso cardiaco.