Presentazione

Cari Lettori,

con questo Supplemento del Giornale Italiano di Cardiologia inizia il lavoro del nuovo Comitato Editoriale SICI-GISE, che ho il privilegio di coordinare. Si tratta di un gruppo di persone selezionate per grandi competenze scientifiche e professionali, che desidero ringraziare sin da ora per l’impegno e il tempo che vorranno dedicare al Giornale.

Come probabilmente sapete, ormai da qualche anno il GISE ha scelto di rinunciare alla sua rivista di settore (Emodinamica) per entrare nell’alveo del Giornale Italiano di Cardiologia, curando in modo indipendente un numero annuale di supplementi. Abbiamo riflettuto insieme sul ruolo del nostro contributo, in un ambito editoriale altamente competitivo nel quale piccole riviste possono facilmente soccombere. Viviamo nel mondo del “publish or perish”, dove si scrive molto di più di quanto si legga; degli indici bibliometrici, ai quali tutti gli autori (ragionevolmente) rivolgono uno sguardo non disinteressato; del proliferare senza precedenti del numero di riviste scientifiche, trainato dall’esplosione dei giornali open access. Anche il più recente paradigma del “get visible or vanish” non aiuta chi dispone di minori mezzi e personale per sviluppare contenuti multimediali e diffonderli attraverso social media o altri canali mediatici. Dall’altro lato, però, abbiamo alle spalle la forza di una Società Scientifica estremamente dinamica. Partiremo da qui, dal metterci al servizio della comunità che rappresentiamo, i soci SICI-GISE. Contiamo sul vostro supporto! Inoltre, grazie alla rinnovata sinergia con il Giornale Italiano di Cardiologia, organo ufficiale dell’Italian Federation of Cardiology e della Società Italiana di Chirurgia Cardiaca, avremo l’onore e l’onere di rivolgerci a una platea ben più ampia di potenziali lettori, oltre 6000 colleghi interessati alla medicina cardiovascolare. Pertanto, insieme ad argomenti più tecnici che non potremo non affrontare, cercheremo di presentare argomenti di più ampio respiro clinico, nella speranza di offrire contenuti interessanti anche per l’intera comunità cardiologica.

I Supplementi del Giornale da noi curati avranno un fil rouge, un argomento unificante. Non abbiamo l’ambizione né la possibilità, per ragioni editoriali, di effettuare trattazioni monografiche, ma pensiamo che questa scelta possa favorire l’approfondimento di tematiche rilevanti, offrire chiavi di lettura differenti su argomenti controversi, fornire spunti pratici con una nuova tipologia di articoli (Tips and tricks) e preservare uno spazio per casi clinici paradigmatici o anche solo aneddotici, ma sempre utili per calare la teoria nell’arena clinica.

In questo Supplemento si tratterà di assistenza meccanica al circolo (mechanical circulatory support, MCS), argomento di grande attualità ma molto controverso. Se da un lato il progresso tecnologico ci ha fornito strumenti formidabili per il supporto emodinamico, le evidenze sul loro impiego sono ancora insufficienti e la pratica clinica molto difforme. Le indicazioni principali sono rappresentate dallo shock cardiogeno e dal supporto a procedure di angioplastica a rischio elevato. Tuttavia, nella selezione dei pazienti bisognerebbe tener conto di numerosi fattori tra cui la possibilità che l’assistenza circolatoria possa essere insufficiente (es. arresto cardiaco refrattario), futile (es. pazienti con età avanzata e bassa aspettativa di vita) o inefficace (es. concomitante disfunzione del ventricolo destro).

Nel loro articolo, Francesco Burzotta et al. offrono un algoritmo pratico, basato sulla loro grande esperienza, su come orientarsi nella scelta tra contropulsatore aortico, Impella e ossigenazione a membrana extracorporea (extracorporeal membrane oxygenation, ECMO), i sistemi di assistenza circolatoria maggiormente utilizzati, sottolineando comunque l’esigenza prioritaria di sviluppare protocolli locali multidisciplinari per l’implementazione di tali sistemi.

Nel secondo articolo, Cecilia Agostini et al. del gruppo dell’Ospedale Careggi di Firenze affrontano aspetti pratici di gestione dell’ECMO, il più complesso dei sistemi di MCS precedentemente menzionati. La ragione per approfondire questi dettagli è ben riassunta dalle conclusioni degli autori stessi: “Il paziente in ECMO è estremamente complesso e richiede una gestione accurata da parte di personale adeguatamente formato e con competenze specifiche nella gestione dei supporti d’organo. Conoscere alcuni aspetti peculiari può aiutare il medico nella corretta gestione del paziente e del sistema”.

Il terzo articolo, a cura di Guglielmo Gallone et al. del gruppo del San Raffaele di Milano, è focalizzato sui sistemi di assistenza ventricolare destra. Pur con luci e ombre, l’impiego di MCS per il ventricolo sinistro è ben radicato, mentre i dispositivi di supporto del ventricolo destro stanno appena muovendo i primi passi. Riteniamo utile conoscerli meglio e stimolare riflessioni sul loro impiego clinico attuale e futuro.

Infine, l’articolo di Giulia Masiero et al. del gruppo di Padova descrive un caso clinico con ricorso progressivo, complementare e ragionato a dispositivi di assistenza ventricolare sinistra in un paziente affetto da sindrome coronarica acuta ad altissimo rischio complicata da scompenso refrattario, sottoposto ad angioplastica coronarica ad elevata complessità. Richiamando le potenzialità ma, doverosamente, anche i rischi dell’impiego dei sistemi di assistenza meccanica.

Buona lettura,

Francesco Saia

Guest Editor