La terapia antiaggregante (aspirina + clopidogrel) è il caposaldo del trattamento per i pazienti con sindrome coronarica acuta e/o sottoposti a rivascolarizzazione coronarica percutanea, ma nonostante gli ottimi risultati ottenuti nell’ultima decade e una terapia ottimale molti pazienti continuano ad andare incontro a reinfarto e trombosi di stent. Numerosi studi, usando differenti tecniche, agonisti piastrinici e definizioni, hanno mostrato che esiste una quota variabile (5-40%) di pazienti scarsamente responsivi al clopidogrel e pertanto a maggiore rischio di complicanze ischemiche. Il meccanismo fisiopatologico alla base della mancata risposta non è pienamente chiarito e sembra essere multifattoriale: fattori genetici, diabete, accelerato turnover piastrinico, elevata reattività piastrinica basale, scarsa compliance, dosaggio inadeguato, interazioni tra farmaci. La gestione di questi pazienti risulta pertanto molto difficoltosa, ma i primi studi stanno ora dimostrando che l’aumento della dose di carico e/o di mantenimento o il passaggio ad una differente tienopiridina o l’utilizzo degli inibitori delle glicoproteine IIb/IIIa può essere d’aiuto nel superare la scarsa risposta al farmaco e nel migliorare l’outcome clinico. Questa rassegna riesamina l’impatto della resistenza al clopidogrel sull’outcome clinico, le sue principali cause e i differenti test per saggiarla. Infine sono discusse le attuali e future opzioni per il suo trattamento.