L’ivabradina è un inibitore dei canali If a livello del nodo del seno in grado di ridurre la frequenza cardiaca senza indurre un effetto inotropo negativo. Riportiamo il caso clinico di un paziente di 88 anni, diabetico, iperteso e vasculopatico con recente insorgenza di infarto miocardico senza sopraslivellamento del tratto ST in sede antero-laterale in seguito ad anemizzazione post-chirurgica. Durante la degenza riabilitativa si assisteva alla comparsa di dolore anginoso a riposo con segni di ischemia elettrocardiografica con alterazione dei marker cardiaci. In accordo con il quadro clinico, si procedeva all’introduzione in terapia di ivabradina associandola a betabloccante. L’aggiunta in terapia di ivabradina ha ridotto la frequenza cardiaca, migliorato i sintomi (classe CCS I-II) non modificando i principali parametri emodinamici (portata cardiaca, gettata sistolica ed indice cardiaco misurati con metodica non invasiva) né i dati ecocardiografici (frazione di eiezione ventricolare sinistra e gradienti transvalvolari aortici). In conclusione, l’effetto antianginoso del farmaco pare di impiego sicuro anche in pazienti anziani affetti da cardiopatia ischemica cronica e stenosi aortica.