Razionale. Recenti dati suggeriscono che la sindrome da bassa triiodiotironina (T3) possa contribuire alla fisiopatologia delle patologie cardiovascolari. Poiché una disfunzione diastolica si realizza precocemente in un cuore che si sta scompensando, in questo studio abbiamo valutato se i pazienti con sindrome da bassa T3 presentino alterazioni della funzione diastolica del ventricolo sinistro, anche in assenza di una conclamata patologia cardiovascolare sottostante.
Materiali e metodi. Trentaquattro pazienti con sindrome da bassa T3 e 34 controlli con normali livelli di T3 libera (FT3) sono stati sottoposti ad una completa valutazione ecocardiografica e Doppler. I criteri di esclusione dallo studio erano rappresentati dalla presenza di patologie cardiovascolari o dei tradizionali fattori di rischio cardiovascolari, di una primitiva patologia tiroidea, di cachessia e dall’uso di farmaci capaci di alterare la funzione tiroidea.
Risultati. Rispetto ai controlli i pazienti con sindrome da bassa T3 presentano una chiara disfunzione diastolica ventricolare sinistra documentata dall’allungamento del tempo di rilasciamento isovolumetrico (120 vs 75 ms, p <0.0001) e dalla riduzione del rapporto tra la onda E, espressione del riempimento ventricolare diastolico iniziale, e l’onda A, espressione del riempimento tardivo legato alla contrazione atriale (0.66 vs 2.05, p <0.0001), dovuto in gran parte ad un incremento di quest’ultima (0.96 vs 0.40 m/s, p <0.0001). Queste alterazioni aumentano parallelamente alla riduzione dei valori di FT3.
Conclusioni. I pazienti con sindrome da bassa T3 evidenziano alterazioni del rilasciamento e della distensibilità del ventricolo sinistro. L’ecocardiografia Doppler rappresenta un’utile e non invasiva tecnica per lo studio della funzione diastolica in questi pazienti.