Recentemente il Committee for Medicinal Products for Human Use (CHMP) della European Medicines Agency (EMEA) ha espresso parere favorevole all’immissione in commercio della liraglutide per il trattamento del diabete mellito di tipo 2 (DMT2). La liraglutide è il primo analogo umano del glucagon-like peptide-1 (GLP-1) basato sulla struttura del GLP-1 nativo e dotato di proprietà farmacocinetiche e farmacodinamiche che la rendono adatta alla monosomministrazione giornaliera. Nel programma di sei sperimentazioni cliniche controllate e randomizzate denominato Liraglutide Effect and Action in Diabetes (LEAD), la liraglutide è risultata in grado di ridurre l’endpoint primario emoglobina glicata in maniera superiore o, quando previsto, non inferiore rispetto ad altri farmaci ipoglicemizzanti, ad ogni gradino della terapia del DMT2. Tuttavia, gli effetti della liraglutide non sono limitati al miglioramento del controllo glicemico associato ad una ridottissima incidenza di ipoglicemia, ma il suo impiego è specificamente caratterizzato da un’evoluzione vantaggiosa del profilo di rischio cardiovascolare poiché determina perdita di peso, riduzione della pressione arteriosa sistemica ed un significativo miglioramento di altri fattori e/o marker di rischio cardiovascolare. La presente rassegna, destinata al cardiologo, oltre ad un sommario dei principali risultati del programma di studi LEAD, si propone di valutare su base comparativa gli effetti dei farmaci ipoglicemizzanti tradizionali rispetto a liraglutide sul profilo e sui fattori di rischio cardiovascolare che condizionano sfavorevolmente la morbilità e mortalità del paziente con DMT2.