La pericardite rappresenta un problema comune nella pratica clinica, soprattutto nelle forme incessanti o recidivanti. Il trattamento dovrebbe essere mirato alla causa, ma questa spesso non è identificata con un approccio diagnostico tradizionale, e la maggior parte dei casi nei soggetti immunocompetenti provenienti dai paesi occidentali rimane ad eziologia idiopatica.
La stratificazione clinica può consentire di identificare i casi ad alto rischio di complicazioni o di eziologia specifica, che devono essere ricoverati e sottoposti ad una ricerca eziologica estensiva.
Nelle forme idiopatiche o virali cardine del trattamento è l’impiego dell’aspirina o di un antinfiammatorio non steroideo con la possibile aggiunta dalla colchicina per prevenire le recidive, soprattutto nelle forme recidivanti. L’impiego dei corticosteroidi è comune, ma questi dovrebbero essere limitati a rare e specifiche indicazioni (malattie reumatologiche definite, verosimile eziologia a patogenesi autoimmune, intolleranza o controindicazione all’aspirina o ai farmaci antinfiammatori non steroidei, gravidanza), essendo un chiaro fattore di rischio per un decorso prolungato, ricorrente e cronico nelle forme idiopatiche o virali.
Nonostante il comune timore per una possibile evoluzione costrittiva, tale complicazione non è usualmente rilevata in forme ad eziologia idiopatica o virale. La prognosi della malattia è infatti buona in questi casi ed è più correlata all’eziologia che non al numero delle recidive.