Razionale. Diversi studi in letteratura hanno dimostrato che nei pazienti affetti da fibrillazione atriale il pretrattamento con amiodarone migliora l’efficacia della cardioversione elettrica. Nella maggior parte dei casi si trattava di un pretrattamento con amiodarone somministrato per os almeno 1 mese prima di sottoporre i pazienti alla cardioversione elettrica; l’unico studio sul pretrattamento con amiodarone per via infusiva, peraltro ad alte dosi, aveva evidenziato un aumento di incidenza di aritmie lente. Nel nostro lavoro abbiamo verificato l’effetto di un singolo bolo endovenoso di amiodarone prima della cardioversione elettrica sul successo procedurale, sul numero di recidive a breve termine e sulle eventuali complicanze aritmiche.
Materiali e metodi. In un’analisi retrospettiva abbiamo valutato 155 pazienti affetti da fibrillazione atriale persistente: 86 pazienti sono stati trattati con amiodarone per via endovenosa alla dose di 4 mg/kg in 30 min, poche ore prima di essere sottoposti a cardioversione elettrica; il secondo gruppo (69 pazienti) è stato sottoposto alla procedura senza alcun pretrattamento farmacologico antiaritmico. I due gruppi sono risultati omogenei per età, sesso, cardiopatia di base, durata dell’aritmia, dimensioni atriali, funzione ventricolare sinistra e posizione delle piastre per cardioversione elettrica.
Risultati. Non sono emerse differenze significative tra i due gruppi in termini di efficacia della cardioversione (95.3 vs 91.3%, p = NS). Il pretrattamento con bolo endovenoso di amiodarone ha ridotto significativamente l’incidenza di recidive immediate (3.5 vs 17.4%, p <0.05) e l’insieme di recidive immediate e precoci (19.7 vs 33.3%, p <0.05). Non ci sono state variazioni significative rispetto all’incidenza di recidive tardive (17.4 vs 13%, p = NS), né sono emerse differenze tra i due gruppi in termini di bradiaritmie. Il pretrattamento con amiodarone non ha consentito una significativa riduzione delle soglie di defibrillazione.
Conclusioni. Il pretrattamento con amiodarone, con bolo endovenoso poche ore prima della cardioversione elettrica, sembra poter migliorare i risultati della procedura in termini di riduzione di recidive a breve termine, non favorisce un abbassamento delle soglie di defibrillazione e non aumenta l’incidenza di aritmie lente. Sono necessari studi prospettici e randomizzati per confermare tali riscontri.