Sebbene la diagnosi e il trattamento del paziente iperteso siano basati sulla rilevazione sfigmomanometrica della pressione arteriosa (PA), negli ultimi anni abbiamo assistito ad un sempre maggior utilizzo del monitoraggio ambulatoriale della PA nelle 24 h. Numerosi studi prospettici hanno dimostrato il valore prognostico della PA ambulatoriale sul rischio cardiovascolare sia nella popolazione generale che nel paziente iperteso sia in trattamento che non in trattamento farmacologico antipertensivo. La PA ambulatoriale ha una capacità di predire il rischio cardiovascolare anche dopo aggiustamento per altri fattori di rischio cardiovascolare tradizionali come l’età, il sesso, il fumo di sigaretta e la PA clinica basale.
La maggiore accuratezza nel predire futuri eventi cardiovascolari della PA ambulatoriale rispetto a quella clinica può essere legata alla più stretta associazione con i danni d’organo da ipertensione arteriosa come l’ipertrofia ventricolare sinistra, la microalbuminuria e lo spessore medio-intimale.
Lo scopo della presente rassegna è quello di discutere i vantaggi in termini prognostici dell’utilizzo della PA ambulatoriale rispetto a quella clinica fornendo concetti pratici per la corretta interpretazione del profilo pressorio nelle 24 h.