Razionale. Una percentuale oscillante tra il 5 e il 17% dei pazienti candidati a rivascolarizzazione miocardica chirurgica è portatrice di una stenosi carotidea significativa, non sempre evidente sul piano clinico. Nei suddetti casi il trattamento ottimale è molto controverso, per via del rischio legato alle procedure combinate di endoarteriectomia carotidea (CEA) e bypass aortocoronarico. L’endpoint primario di questo lavoro è riportare i risultati immediati di un approccio chirurgico estensivo alle lesioni carotidee associate alla rivascolarizzazione miocardica. Mentre l’endpoint secondario è di rilevare, nei pazienti sintomatici e asintomatici, la frequenza di placche carotidee instabili che condiziona l’appropriatezza dell’indicazione chirurgica.
Materiali e metodi. Sono stati sottoposti a intervento simultaneo di bypass aortocoronarico e CEA 68 pazienti coronarici (56 maschi, 12 femmine, età media 71.1 anni, range 53-88 anni), affetti da coesistente stenosi carotidea >75%, sintomatica o asintomatica. La CEA è stata effettuata prima dell’apertura dello sterno, con tecnica standard. La rivascolarizzazione miocardica è stata eseguita in circolazione extracorporea, oppure a cuore battente, in relazione al tipo di paziente e alla rivascolarizzazione richiesta. Le caratteristiche macroscopiche della placca ateromasica evidenti all’intervento sono state correlate alla sintomaticità clinica.
Risultati. Si sono verificati 3 decessi per cause cardiologiche (4.4%) e una complicanza neurologica, consistente in una trombosi retinica ipsilaterale alla CEA (1.4%), per un tasso combinato di ictus/decesso del 5.8%. La verifica macroscopica intraoperatoria della lesione carotidea ha documentato un’alta incidenza di placche instabili nei pazienti asintomatici (23/42, 54.7%).
Conclusioni. La correzione di una stenosi carotidea contestualmente alla rivascolarizzazione miocardica può essere eseguita a fronte di un ragionevole rischio chirurgico. Nella maggior parte dei casi, la CEA sembra appropriata anche in pazienti asintomatici, vista l’alta incidenza di lesioni carotidee instabili. La prevalenza di tali lesioni, in linea di principio, controindica il ricorso all’angioplastica e stenting.