Il clinical risk management si sta affermando quale nuovo e importante campo di interesse nella pratica professionale quotidiana, volto a migliorare la sicurezza del paziente nel percorso assistenziale e durante tutta la fase del ricovero ospedaliero.
Il clinical risk management non deve essere recepito come un obbligo aggiuntivo della nostra attività assistenziale, né come uno strumento della medicina difensiva verso le rivendicazioni dei pazienti: infatti, ha come finalità il miglioramento del percorso assistenziale, rendendolo più sicuro per il paziente mediante l’analisi dei processi e delle situazioni a rischio di errore da parte di personale adeguatamente addestrato, assieme all’équipe nel cui contesto è avvenuto l’errore. In tal modo si otterrà un avanzamento professionale degli operatori sanitari, un miglioramento delle loro prestazioni e, di conseguenza, una riduzione del rischio di sbagliare ed incorrere in questioni giudiziarie.
È necessario, perciò, iniziare a considerare questa attività come facente parte della buona pratica clinica, in particolare nei reparti intensivi, dove le problematiche legate all’urgenza, al lavoro in équipe, alla rapidità di esecuzione di atti medici impongono una continua rivalutazione dell’organizzazione e dei percorsi.
Per avvicinarsi in maniera corretta e positiva al risk management bisogna partire dall’errore, privandolo del suo possibile significato etico o morale e interpretandolo per quello che è. “To err is human” è il titolo di un fondamentale report dell’Institute of Medicine statunitense che riconduce il problema dell’errore ad un fattore umano e non professionale medico. L’errore riconosciuto e comunicato ad altri acquista una valenza positiva e diventa uno strumento di miglioramento, dal quale si deve imparare e dal quale partire per analizzare le cause che lo hanno determinato; l’analisi degli eventi e dei processi che lo hanno determinato consente di approntare quelle barriere difensive (organizzative, educazionali, ecc.) che riducono la probabilità che l’errore stesso si ripeta.
Verranno esaminati i concetti essenziali che stanno alla base di una corretta valutazione del rischio clinico, verrà fornito un glossario essenziale e saranno esaminati brevemente le principali metodologie di analisi e gli strumenti ad esse collegate. Saranno quindi evidenziate alcune problematiche proprie delle terapie intensive cardiologiche con alcuni esempi di interventi preventivi e reattivi, alcuni disposti dalla direzione sanitaria e gestiti dall’unità per il rischio clinico, altri approntati autonomamente all’interno del team dell’unità di terapia intensiva.