I fattori di rischio convenzionali (dislipidemia, ipertensione arteriosa, ecc.), pur predittori indipendenti di aterosclerosi e di eventi cardiovascolari, risultano poco specifici; infatti circa la metà dei pazienti con infarto miocardico acuto risulta paradossalmente a basso rischio cardiovascolare. Recentemente sono stati individuati dei fattori psicosociali, anche essi predittori indipendenti di aterosclerosi e di eventi cardiovascolari. Tali fattori possono suddividersi in due gruppi: “stressors” cronici quali l’isolamento sociale/basso supporto sociale e il “work stress” (subordinazione nel lavoro, senza alcuna responsabilità) e fattori emozionali quali la depressione, l’ansia grave e l’ostilità/rabbia. I fattori emozionali, come gli “stressors” cronici, mettono in moto i meccanismi biologici dello stress cronico: aumentata attività dell’asse simpato-adrenergico e di quello ipotalamo-ipofisi-surrene, dei processi infiammatori, che hanno azioni aterogene, e dei processi coagulativi, che facilitano la formazione di trombi, alla base degli eventi cardiaci correlati all’aterosclerosi. Nonostante la grossa mole di dati fino ad ora pubblicati, permane nel mondo medico uno scarso interesse verso i fattori psicosociali. Un predittore di aterosclerosi, per essere considerato tale, deve possedere i requisiti posti 30 anni fa da Kuller; nel primo di questi viene ribadita la necessità che un fattore di rischio di aterosclerosi debba essere in grado di promuovere e/o aggravare l’affezione nel modello animale.
Abbiamo fatto una ricerca bibliografica al fine di valutare se i risultati degli studi condotti nell’animale offrano elementi a sostegno dei fattori psicosociali quali predittori di aterosclerosi. Abbiamo riscontrato dei contributi scientifici attinenti ad alcuni dei fattori psicosociali quali l’isolamento sociale, la subordinazione e l’ostilità/rabbia. In tali studi è stata valutata l’estensione dell’aterosclerosi all’esame autoptico, ma non è stata indagata l’incidenza degli eventi cardiovascolari. Per quanto riguarda i meccanismi biologici dello stress cronico sono stati studiati l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e il sistema simpatico. Tali studi sono stati condotti su primati e, in minor misura, su altri mammiferi quali lagomorfi e canidi e su alcune specie appartenenti alla classe degli uccelli. Negli animali nei quali veniva riconosciuta una situazione di isolamento sociale, subordinazione od ostilità/rabbia erano costantemente presenti dei processi aterosclerotici significativamente più estesi rispetto agli animali di controllo, oltre ad una più marcata attivazione dell’asse ipotalamo- ipofisi-surrene e del sistema simpatico. I risultati offerti dai modelli animali sembrano soddisfare il primo dei requisiti posti da Kuller, limitatamente ai tre fattori psicosociali sopracitati.