La diagnosi dello scompenso cardiaco negli anziani può frequentemente rappresentare una sfida molto ardua per il clinico. I sintomi ed i segni sono spesso aspecifici e le frequenti coesistenti comorbilità, confondendo il quadro clinico, possono rendere difficile la valutazione diagnostica. Negli anziani, soprattutto di sesso femminile con lunga storia di ipertensione arteriosa, è frequente inoltre, il riscontro dello scompenso cardiaco con funzione sistolica conservata o solo lievemente compromessa, per prevalente alterazione della diastole. Attualmente l’ecocardiogramma rappresenta il gold standard per la conferma del sospetto clinico di scompenso cardiaco in quanto offre dettagliate informazioni sulle dimensioni e funzione ventricolare, permette una valutazione delle dimensioni atriali, dello stato delle valvole e del pericardio. Per tali ragioni l’ecocardiogramma è raccomandato per la valutazione iniziale di tutti i pazienti con scompenso cardiaco. Tuttavia l’esecuzione dell’esame sulla scorta del solo sospetto clinico, soprattutto negli anziani, è inaccurato ed economicamente dispendioso perché gravato dalla consistente inaccuratezza diagnostica dei sintomi e segni clinici. Attualmente le linee guida internazionali per la conferma del sospetto clinico di scompenso cardiaco, consigliano un iter diagnostico basato su esami strumentali di primo livello quali ECG ed Rx torace. Recentemente gli ormoni natriuretici (peptide natriuretico di tipo B [BNP] ed NT-proBNP) stanno emergendo come un interessante “strumento” per il supporto dell’impressione clinica nei pazienti con sospetto scompenso cardiaco. In questa rassegna discutiamo sull’opportunità di un loro possibile impiego nel processo diagnostico dello scompenso cardiaco che insorge nell’anziano.