Dopo la dimostrazione della capacità degli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) di ridurre la morbidità e la mortalità nei pazienti con insufficienza cardiaca e nel postinfarto miocardico gli studi clinici più recenti sono stati rivolti verso lo studio dell’efficacia di questi farmaci nella prevenzione delle complicanze nel paziente iperteso e nel paziente ad alto rischio cardiovascolare. I recenti risultati di questi studi hanno mostrato che differenze tra le classi di farmaci sono difficilmente dimostrabili nel paziente con elevati valori pressori basali, dove la riduzione del rischio cardiovascolare è legata soprattutto alla riduzione della pressione arteriosa, ma un vantaggio degli ACE-inibitori è invece evidente negli studi a lungo termine condotti su pazienti con comorbidità. In questi pazienti, ed in particolare nei pazienti diabetici, la terapia di associazione con ACE-inibitori ha ridotto la morbidità e la mortalità permettendo di prospettare meccanismi che vanno oltre la semplice riduzione della pressione arteriosa.