La valutazione dell’appropriatezza nell’uso della coronarografia risulta fondamentale per evitarne sia il sovra che il sottoutilizzo. Una procedura si considera appropriata se il beneficio atteso in termini di salute è superiore alla complicanze che essa comporta, necessaria quando la sua mancata esecuzione potrebbe procurare un danno. Il livello di appropriatezza è rimasto sostanzialmente invariato nel corso degli anni, con tendenza alla riduzione della percentuale di inappropriatezza a spese delle indicazioni incerte. La variabilità era dovuta al variare delle opinioni degli esperti: i fattori che maggiormente hanno influenzato il giudizio erano l’età più avanzata dei pazienti, la gravità dell’angina, l’intensità della terapia medica, i risultati del test ergometrico e il reddito più alto. Canadesi ed europei sembrano richiedere uno standard più elevato di evidenza scientifica rispetto agli americani, così come i cardiologi e gli internisti rispetto ai cardiochirurghi. L’appropriatezza è stata sovrapponibile nei centri ad alto e basso utilizzo di coronarografia.
Nel periodo più recente sono emersi dati che documentano una tendenza al sottoutilizzo, più evidente negli ospedali senza emodinamica e nei pazienti più svantaggiati dal punto di vista assicurativo. Spesso la selezione ha privilegiato popolazioni a rischio più basso. Il fenomeno è preoccupante perché è emersa una relazione inversa fra mortalità e uso della coronarografia, con beneficio massimo nei pazienti in cui essa era stata giudicata necessaria. Non sono state confermate discriminazioni riguardo al sesso femminile, mentre è possibile che ciò si verifichi per le minoranze etniche. Per migliorare l’appropriatezza è necessario elevare il livello culturale medio (medici, amministratori, pazienti), favorire ricerche cliniche riguardo agli argomenti ancora controversi, formulare linee guida e criteri di appropriatezza semplificati che ne favoriscano un uso più esteso. È indispensabile inoltre promuovere iniziative volte a rilevare il numero di coronarografie necessarie e garantirne la disponibilità per lo meno ai pazienti che presentano i criteri di necessità.