Tra i numerosi meccanismi fisiologici che permettono l’adattamento del sistema cardiovascolare ai diversi stimoli ambientali, i barocettori arteriosi rivestono particolare importanza. Le variazioni della pressione arteriosa sono infatti in grado, attraverso la stimolazione del sistema barocettoriale di modulare l’attività simpatica e vagale con conseguente adattamento della frequenza cardiaca, della contrattilità e delle resistenze periferiche.
Negli ultimi anni numerose evidenze sperimentali e cliniche hanno dimostrato che patologie come la cardiopatia ischemica e lo scompenso cardiaco possono alterare l’attività riflessa barocettoriale con conseguente eccessiva o inappropriata iperattività del sistema simpatico.
Sono state quindi sviluppate metodiche per la misurazione della sensibilità barocettiva basate sulla quantificazione delle variazioni del ciclo cardiaco sia in risposta alle fisiologiche oscillazioni spontanee della pressione arteriosa, che in risposta a variazioni pressorie ottenute mediante l’applicazione di stimoli farmacologici o meccanici. Tali misurazioni esprimono la capacità di attivare una risposta simpatica (stimolo ipotensivo) o parasimpatica (stimolo ipertensivo) in funzione del livello di attivazione basale.
La tecnica finora più utilizzata in ambito clinico è di tipo farmacologico e prevede la somministrazione per via endovenosa di fenilefrina, un farmaco alfa-agonista puro che attivando i barocettori arteriosi induce una riduzione riflessa della frequenza cardiaca, misurata in termini di allungamento dell’intervallo RR. La sensibilità barocettiva viene quantificata in ms di allungamento dell’intervallo RR per ogni mmHg di incremento della pressione arteriosa. Rispetto ai valori osservati nei soggetti normali (15 ms/mmHg in media), la sensibilità barocettiva risulta significativamente depressa nei soggetti infartuati (7 ms/mmHg in media) e nei soggetti con scompenso cardiaco (3 ms/mmHg in media).
L’applicazione di uno stimolo di tipo meccanico viene attuata attraverso un collare posto attorno al collo che esercita una pressione pneumatica positiva o negativa. Lo stiramento dei barocettori (mediante pressione negativa) simula un incremento pressorio e attiva una risposta in bradicardia a livello del nodo del seno.
Anche dall’analisi delle fluttuazioni spontanee di pressione arteriosa e frequenza cardiaca si possono ottenere informazioni sul controllo barocettoriale del sistema cardiovascolare: ad ogni variazione fisiologica della pressione arteriosa corrisponde infatti una risposta riflessa della frequenza cardiaca, espressione dell’attività dei barocettori arteriosi. Il potenziale interesse clinico di questa metodica (completamente non invasiva) deve essere ancora valutato in ampie popolazioni che permettano di definirne i range di normalità ed il significato prognostico.