La sindrome dello scompenso cardiaco è stata interpretata secondo varie ipotesi fisiopatologiche e negli ultimi anni è stata proposta un’“ipotesi infiammatoria” poiché numerose evidenze cliniche e sperimentali hanno documentato il coinvolgimento di citochine proinfiammatorie primarie nella sua patogenesi.
La maggior parte degli studi ha attestato un aumento dei livelli di fattore di necrosi tumorale (TNF)-alfa e di interleuchina (IL)-6 nel plasma dei pazienti affetti da insufficienza cardiaca, mentre le concentrazioni delle altre citochine normalmente non sono significativamente modificate.
Numerosi autori ritengono che TNF-alfa e IL-6 contribuiscano in modo diretto ai sintomi clinici dello scompenso cardiaco ed alla sua progressione.
Riteniamo che altre molecole potrebbero partecipare direttamente alla risposta infiammatoria che si riscontra nello scompenso cardiaco. Tra queste, pentraxina 3 (PTX3), appartenente alla famiglia delle pentraxine, comprendente la proteina C reattiva e la componente P serica dell’amiloide. PTX3 è il prototipo delle pentraxine lunghe, la trascrizione del suo gene è indotta nelle cellule endoteliali da IL-1beta e nei fibroblasti da TNF-alfa.
In modelli murini, l’esposizione ad uno stimolo infiammatorio standard, come il lipopolisaccaride batterico, provoca l’espressione ad alte concentrazioni di PTX3 nel cuore, prevalentemente nelle cellule endoteliali. In effetti, PTX3 è indotta in modelli di infarto del miocardio nei ratti, mentre nell’uomo è stato osservato che si verifica un significativo incremento di PTX3 nel siero dopo infarto miocardico acuto e che la sintesi della proteina avviene principalmente nelle cellule muscolari miocardiche.
Il significato patogenetico di PTX3 non è ancora definito. Dati recenti suggeriscono che PTX3 sia coinvolta nel reclutamento leucocitario, rappresentando quindi un possibile meccanismo di amplificazione del danno tissutale in condizioni infiammatorie, quali l’infarto miocardico acuto.
La definizione del ruolo di citochine proinfiammatorie, in particolare di TNF-alfa, e di questa molecola nello scompenso cardiaco potrà portare all’applicazione di nuove strategie terapeutiche nel trattamento dei pazienti affetti da tale sindrome. Tuttavia, solo la valutazione delle condizioni cliniche e/o degli indici di funzione miocardica dopo antagonismo diretto di questi mediatori infiammatori in studi clinici mirati dimostreranno definitivamente un loro eventuale ruolo diretto nella patogenesi dell’insufficienza cardiaca.