Razionale. Il bypass aortocoronarico (CABG) nei pazienti con malattia coronarica ostruttiva e disfunzione ventricolare sinistra migliora la sopravvivenza rispetto al solo trattamento medico. Molti di questi pazienti presentano tessuto miocardico “ibernato” secondario a cronica ridotta perfusione coronarica con possibilità di miglioramento della funzione contrattile del ventricolo sinistro e dei sintomi da scompenso dopo rivascolarizzazione chirurgica. Il trapianto cardiaco rimane invece il trattamento di scelta per pazienti in scompenso cardiaco avanzato.
Materiali e metodi. Dal gennaio 1992 al giugno 2000, 351 pazienti consecutivi (318 maschi, 33 femmine, età media di 62.8 ± 8.9 anni) con frazione di eiezione (FE) Risultati. La mortalità ospedaliera era del 5.9%. All’analisi multivariata fattori predittivi indipendenti di mortalità erano l’urgenza all’intervento (p < 0.01) ed un valore di FE minore (25.9% nei deceduti vs 29.1%, p < 0.05). La FE (valutata nel periodo postoperatorio con ecocardiogramma transtoracico nei pazienti sopravvissuti) migliorava da 28.9 ± 5.7 a 34.4 ± 7.7% (p < 0.0001). A 1, 3, 5, 7, 9 anni rispettivamente, la sopravvivenza cumulativa era di 93 ± 1.5, 85 ± 2.2, 77 ± 3.1, 69 ± 4.9, 60 ± 7.3% e la libertà da mortalità cardiaca del 94 ± 1.4, 89 ± 1.9, 88 ± 2, 80 ± 4.7, 76 ± 5.7% con significativo miglioramento delle classi per angina e scompenso cardiaco (p < 0.0001).
Conclusioni. Nei pazienti con malattia coronarica ostruttiva e disfunzione ventricolare severa, dopo accurata valutazione riguardo a presentazione clinica, idoneità dei vasi coronarici alla rivascolarizzazione, presenza di miocardio vitale, 1) il CABG può essere effettuato con mortalità contenuta e buona sopravvivenza a medio termine, 2) il miglioramento della funzione ventricolare può essere chiaramente dimostrato dopo intervento chirurgico, 3) l’arteria mammaria interna può essere impiegata con sicurezza, 4) la qualità di vita a distanza dall’intervento è migliore.