Razionale. Il rischio coronarico globale assoluto è stato recentemente introdotto come indicatore di incidenza della malattia prevedibile sulla base dei livelli noti dei principali fattori di rischio; esso ha il vantaggio di offrire opzioni multiple al trattamento degli individui a rischio elevato. L’identificazione del rischio coronarico globale assoluto viene fatta attraverso l’applicazione di funzioni complesse ottenute da studi epidemiologici longitudinali. L’appropriatezza di uso delle funzioni di rischio dipende dalle caratteristiche della popolazione da cui deriva. Scopo di questo articolo è stato quello di valutare l’impatto dell’applicazione della valutazione del rischio coronarico globale assoluto attraverso le carte del rischio proposte ai medici italiani e di confrontarlo con quello ottenuto da altre funzioni di rischio.
Materiali e metodi. È stato utilizzato il database osservazionale del campione di popolazione italiana dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare (OEC), costituito da uomini e donne di età 35-74 anni, rappresentativo della popolazione italiana. È stato calcolato il rischio utilizzando la funzione e i coefficienti derivati dallo studio Framingham, dallo studio PROCAM e dal Seven Countries Study-Italia. È stata stimata la prevalenza degli individui a rischio coronarico elevato secondo quanto definito nelle linee guida europee.
Risultati. Gli individui ad elevato rischio (rischio 20%), stimati secondo l’applicazione della carta del rischio distribuita ai medici italiani, sono il 23.7% degli uomini e il 3.8% delle donne nell’età compresa fra 35 e 74 anni. Tale prevalenza stimata passa negli uomini di età 35-64 anni dal 14.2 all’8.7% aggiustando la funzione per il valore medio dei fattori di rischio raccolti attraverso l’OEC, al 5.2% applicando la funzione PROCAM, all’1.1% applicando la funzione del Seven Countries Study-Italia.
Conclusioni. L’applicazione della funzione di rischio suggerita ai medici italiani comporta il potenziale trattamento con ipocolesterolemizzanti di oltre 2 700 000 uomini e di oltre 500 000 donne tra 35 e 74 anni. Il confronto fra l’uso di funzioni differenti nel campione dell’OEC comporta dimensioni numeriche enormemente diverse. L’eventuale sopravalutazione della condizione di rischio individuale ha costi umani e sociali notevoli. È pertanto fondamentale realizzare funzioni di rischio derivate da studi italiani recenti che includano tutte le fasce di età, entrambi i sessi e che tengano conto delle differenti componenti geografiche del nostro paese.