La storia dell’embolia polmonare può essere ricostruita in modo attendibile limitatamente agli ultimi due secoli, ad iniziare con l’epoca napoleonica ad opera di Laennec. Le prime descrizioni morfologiche e cliniche sono reperibili nelle pubblicazioni di ricercatori e studiosi europei, in particolare francesi, tedeschi ed italiani, ma verso la fine dell’800 sono già enunciate nella trattatistica interpretazioni fisiopatologiche ed intuizioni emodinamiche. Si noti che gli stretti legami tra trombosi venose ed embolia polmonare, identificati già alla metà del XIX secolo, vennero sistematicamente riportati alla ribalta dopo la metà del secolo scorso nel contesto della “malattia tromboembolica venosa”. Alla vigilia della seconda guerra mondiale l’elettrocardiografia e la radiologia diedero nuovo impulso alla diagnosi dell’embolia polmonare.
È degli ultimi decenni l’avvento della scintigrafia polmonare, dell’ecocardiografia, della tomografia computerizzata spirale che si sono andati progressivamente sostituendo alla “classica” angiografia polmonare, mentre le tecniche di risonanza magnetica nucleare ultrarapida sono ancora in attesa di giudizio. Nonostante lo sviluppo tecnologico, la diagnosi di embolia polmonare intra vitam rappresenta tuttora una sfida impegnativa per il clinico, in attesa di nuovi presidi diagnostici, dotati di maggior potere predittivo. Anche la terapia della malattia tromboembolica venosa, iniziata all’epoca di Trousseau con l’unguento mercuriale e con il salasso, dopo il salto di qualità segnato dall’intervento di Trendelenburg all’inizio del XX secolo, è approdata nell’immediato dopoguerra al trattamento anticoagulante e poi a quello fibrinolitico. Ma sulle specifiche indicazioni di queste due terapie farmacologiche, come sulla durata ottimale della profilassi secondaria dopo un episodio tromboembolico, non tutti i dubbi sembrano risolti.
Un futuro prossimo ci porterà forse nuove risposte a vecchi interrogativi? Quale caso di embolia polmonare avrà la possibilità di essere pubblicato sull’Italian Heart Journal nell’anno … 2050?