Le cardiovasculopatie, malgrado una riduzione degli indici standardizzati di mortalità verificatasi negli ultimi decenni, rimangono la più frequente causa di morte e disabilità nei paesi occidentali industrializzati. L’introduzione delle statine ha rivoluzionato la terapia delle dislipidemie ed ha contribuito significativamente a ridurre mortalità e morbilità tanto in prevenzione primaria, quanto in prevenzione secondaria. La rosuvastatina è una nuova molecola della classe delle statine, che presenta una superiore efficacia nell’abbassare il colesterolo LDL e che agisce favorevolmente anche su numerosi altri parametri lipidici. Non sono sino ad ora disponibili trial clinici controllati con endpoint di mortalità e morbilità, ma molto ricco è il database sulla sua efficacia nel correggere i profili lipidici alterati e sulla sua sicurezza d’uso.
La sua capacità di ridurre drasticamente i livelli di colesterolo LDL anche alla dose iniziale di 10 mg è particolarmente interessante perché potenzialmente consente, in un discreto numero di pazienti, di non dover effettuare un successivo adeguamento della dose. La rosuvastatina 10 mg ha ridotto il colesterolo LDL del 46.7% rispetto al 36.4% ottenuto con dosi analoghe di atorvastatina. Il confronto di 10 mg di rosuvastatina con 20 mg di simvastatina e 20 mg di pravastatina ha documentato rispettivamente le seguenti riduzioni percentuali: 48.1, 35.7 e 27.1%. Le differenze tra rosuvastatina e comparatori sono tutte statisticamente significative.
Studi di dose ranging documentano come l’efficacia aumenti con l’aumentare delle dosi, e il confronto tra dosi crescenti di rosuvastatina vs dosi analoghe o superiori di atorvastatina, simvastatina e pravastatina, eseguito su 2431 soggetti dislipidemici (studio STELLAR) documenta che complessivamente la rosuvastatina riduce il colesterolo LDL in misura superiore ai comparatori.
La rosuvastatina ai vari dosaggi ottiene inoltre il raggiungimento dei livelli target di colesterolo LDL, previsti dalle linee guida, in una percentuale più elevata rispetto alle altre statine. Per la rosuvastatina essa è dell’82% alla dose di 10 mg e sale all’89% con la dose di 40 mg.
La proporzione di soggetti che raggiungono il livello di colesterolo LDL < 100 mg con le varie dosi di rosuvastatina è significativamente più elevata (p < 0.002) rispetto a quella ottenuta nei soggetti trattati con dosi equivalenti di atorvastatina e con dosi equivalenti o superiori di simvastatina e pravastatina. A fronte di questa efficacia sui parametri lipidici, la sicurezza d’uso della rosuvastatina alla dose di 10-40 mg appare confrontabile con quello delle altre statine, configurando in tal modo un profilo di rischio-beneficio particolarmente favorevole.
I dati di efficacia sul profilo lipidico e di sicurezza d’uso sono il presupposto essenziale per lo sviluppo di studi clinici controllati con endpoint di morbilità e mortalità; è in atto un programma di questo tipo che coinvolge oltre 20 000 pazienti in 30 stati diversi.