In questi ultimi anni abbiamo assistito ad un’esplosione di interesse sulle linee guida, riflesso in un dibattito acceso nella letteratura internazionale. Le linee guida per la pratica medica non sono uno strumento nuovo, visto che la loro storia nasce almeno 20 anni fa. Sono prodotte con frequenza sempre più crescente nell’America del nord ed una simile tendenza si sta osservando in Europa. Il concetto di migliorare la qualità del Servizio Sanitario Nazionale per mezzo della produzione ed implementazione di linee guida cliniche valide è stato anche sottolineato in Italia dal Ministero della Sanità, che lo ha introdotto nell’ultima legge di riforma.
Molti autori della letteratura internazionale ritengono tuttora che le linee guida siano un mezzo per sostenere un’efficace pratica clinica. Se questo è vero, e noi riteniamo che lo sia, allora bisogna assicurarsi che le linee guida siano ben sviluppate ed efficaci. Anche per l’entusiasta, tutto il processo dallo sviluppo alla disseminazione, implementazione e valutazione, non è questione facile. Le linee guida dovrebbero essere scritte correttamente da un panel multidisciplinare di esperti, dovrebbero essere riviste scientificamente e sistematicamente aggiornate; esse potrebbero e dovrebbero costituire il terreno di incontro dei quattro principali protagonisti del “mercato” sanitario (che è oggi un mercato molto lontano da un modello ideale): il malato, il medico, l’amministratore, il costruttore-venditore di tecnologia di interesse medico. Dovrebbero essere disseminate ed implementate: avere semplicemente un’evidenza disponibile non significa affatto che essa verrà trasferita alla pratica clinica. A questo punto la domanda chiave non è soltanto legata alla prassi migliore, ma soprattutto a quanto la raccomandazione di comportamento clinico contenuta nella linea guida sia costo/efficace.
In questa rassegna abbiamo cercato di discutere tutti questi punti abbastanza dettagliatamente, prendendo in considerazione tutti i passi, le discussioni, i punti controversi e le questioni non risolte che covano sotto le ceneri dei benefici potenziali delle linee guida (anche alla luce delle valutazioni di appropriatezza delle procedure cliniche) ed ancora i possibili effetti sull’autonomia clinica, spesa sanitaria, soddisfazione professionale, implicazioni legali e conflitti di interesse.
Riteniamo che sia cruciale per le associazioni medico- scientifiche prima, ma poi per ogni medico, appropriarsi di tale problematica culturale cercando di divenire parte attiva, con atteggiamento costruttivo: negare un apporto a questo processo evolutivo potrebbe infatti significare vedersi imposto dalle autorità regolatorie uno schema di raccomandazioni poco condivisibile sul piano medico. Speriamo, con questo articolo, di aver fornito qualche risposta divulgativa o, meno presuntuosamente, qualche spunto di riflessione a chi non si è mai occupato dell’argomento.