Ipertensione arteriosa ed ipertrofia ventricolare sinistra sono importanti fattori di rischio indipendenti per insufficienza cardiaca. Nell’ipertensione arteriosa, l’ipertrofia ventricolare sinistra all’elettrocardiogramma si associa ad un raddoppio del rischio di insufficienza cardiaca. Il rischio individuale, tuttavia, resta piuttosto basso in assenza di infarto miocardico, valvulopatie e diabete mellito. Ad esempio, un soggetto di sesso maschile di 60 anni di età con pressione arteriosa sistolica di 160 mmHg senza altre patologie associate ha una probabilità dello 0.37% per anno di sviluppare insufficienza cardiaca in assenza di ipertrofia ventricolare sinistra, e dello 0.90% per anno in presenza di ipertrofia. In presenza di cardiopatia ischemica, diabete mellito e valvulopatia la probabilità di insufficienza cardiaca in quel soggetto sale al 5.1% per anno in assenza di ipertrofia ed al 9.5% per anno in presenza di ipertrofia. Vari meccanismi patogenetici potrebbero spiegare il maggior rischio di insufficienza cardiaca nel paziente iperteso con ipertrofia. Tra questi, l’eccesso di fibroblasti e di collagene nello spazio interstiziale, con conseguente possibile ridotto apporto di ossigeno ed altre sostanze nutritive a miocellule peraltro aumentate di volume e quindi a maggiore richiesta metabolica. L’ipertrofia cardiaca aumenta il rischio sia di insufficienza cardiaca a bassa gettata sia di insufficienza cardiaca diastolica. Infatti, in presenza di una massa ventricolare sinistra aumentata nel soggetto iperteso, la velocità del rilasciamento diastolico diminuisce. La diagnosi precoce dell’ipertrofia ventricolare sinistra mediante elettrocardiografia o ecocardiografia ed il trattamento aggressivo dei pazienti che ne sono affetti sono il mezzo più idoneo per la prevenzione dell’insufficienza cardiaca in pazienti con ipertensione arteriosa. Studi randomizzati di intervento hanno dimostrato che il trattamento dell’ipertensione arteriosa riduce l’incidenza di insufficienza cardiaca del 25-50%. Una certa percentuale (circa il 20%) di pazienti ipertesi asintomatici presenta alterazioni della funzione contrattile calcolata ecocardiograficamente a livello mesoparietale. Tali pazienti sembrano essere a maggior rischio di un pool di eventi cardiovascolari maggiori includente l’insufficienza cardiaca.